giovedì 13 ottobre 2016

Il Canada esporta in Sicilia grano duro pieno di glifosato e micotossine, ma pretende uva da tavola siciliana supercontrollata!!

I canadesi, che non si fanno alcun problema a rifilarci il grano duro zeppo di veleni, hanno preteso e ottenuto mille controlli sulla salubrità dell’uva Italia (che, detto per inciso, è una delle migliori uve da tavola del mondo!). Sono i paradossi di una Regione governata da politici dilettanti (non vogliamo pensare ad altre ipotesi…). E il bello è che l’assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici, si vanta pure di aver fatto controllare l’uva che verrà esportata. E sul grano duro mezzo avvelenato che arriva in Sicilia con le navi, assessore, nessun controllo?                                             °.°

Simpatici, i canadesi: a noi ci spediscono il grano duro pieno di glifosato  e dimicotossine Però hanno preteso controlli severissimi prima di ricevere l’uva da tavola siciliana che, detto per inciso, è una delle migliori del mondo. Loro a noi ci possono rifilare il loro grano duro di pessima qualità pieno di sostanze nocive; noi, invece, prima di esportare i nostri prodotti agricoli, dobbiamo sottostare a regole severissime, perché i canadesi alla loro salute ci tengono!
Il bello sapete qual è? Che quel concentrato di irragionevolezza e di sfascio totale rappresentato dall’assessorato regionale all’Agricoltura della Sicilia che non fa nulla per bloccare il grano duro canadese pieno di glifosato e micotossine che arriva sulle nostre tavole si è invece attivato per fare in modo che la salute dei canadesi sia ultra tutelata!
Sia chiaro che, quando parliamo dello sfascio dell’assessorato regionale all’Agricoltura non ci riferiamo al personale, che in massima parte è preparato; ci riferiamo alla politica e ai dirigenti generali che, invece di fare gli interessi della Sicilia, seguono le direttive della politica (e se non fanno quello che dice l’assessore di turno vengono mandati a casa: questa è la verità sulla legge Bassanini che avrebbe dovuto ‘separare’ politica e burocrazia: legge che ha invece ‘consegnato’ l’alta burocrazia alla politica!
Detto questo, tornando all’uva da tavola siciliana che tornerà ad essere esportata in Canada, diciamo subito che la storia che vi stiamo raccontando dimostra, ancora una volta, che la Regione siciliana è amministrata da nessuno.
“Siamo nelle mani di una massa di incompetenti”, ha detto Cosimo Gioia a proposito della crisi del grano duro  e i fatti, ancora una volta, gli danno ragione.
(Cosimo Gioia, per la cronaca, oltre ad essere un bravo imprenditore agricolo, è stato dirigente generale del dipartimento Agricoltura della regione ai tempi del Governo di Raffaele Lombardo: ed è stato messo alla porta perché ha provato a difendere il grano duro siciliano dalle schifezze cerealicole che arrivano dall’estero. Sacrificato dagli ‘ascari’).
La vicenda dell’uva da tavola siciliana è emblematica. Leggiamo assieme un comunicato stampa diramato qualche giorno fa dall’attuale assessore region ale all’Agricoltura, Antonello Cracolici:
“Dopo 5 anni di blocco riparte oggi da Mazzarrone l’esportazione di uva Italia in Canada con il primo carico da 20 tonnellate.”
Mazzarrone, importante centro agricolo del Catanese, è un’area nella quale si produce uva Italia di elevata qualità. L’altra area della Sicilia dove si produce uva Italia di prim’ordine è Canicattì e il suo circondario, in provincia di Agrigento (e anche alcune zone del Nisseno).
“Gli operatori del Servizio Fitosanitario (della Regione siciliana ndr) – prosegue il comunicato dell’assessore Cracolici – hanno applicato il protocollo dei controlli sul prodotto siciliano recentemente riconosciuto dalle autorità canadesi. Nel 2007, prima del blocco delle esportazioni, l’uva da tavola siciliana diretta in Canada superava le 700 tonnellate all’anno”.
Poi – a quanto si può dedurre – l’export siciliano di uva Italia verso il Canada è stato bloccato. Motivo: i canadesi hanno voluto fare chiarezza sulla salubrità dell’uva da tavola (in particolare, sull’uva Italia) prodotta in Sicilia.
“La merce – prosegue il comunicato – è stata sottoposta ad un esame integrato con le verifiche di qualità adottate dalle aziende produttrici, sotto la supervisione del Servizio Fitosanitario regionale che sta lavorando anche all’applicazione di un protocollo sanitario per avviare l’esportazione in Canada di albicocche, ciliegie, pesche, susine e kiwi. Le procedure di controllo sui prodotti concordate con i Paesi importatori sono già state applicate con successo anche per l’arancia rossa diretta in Giappone e in Cina. Il Servizio Fitosanitario regionale ha un ruolo strategico per favorire l’export dei prodotti siciliani nel mondo perché ha tra le sue funzioni anche quella di armonizzare le disposizioni sui controlli sanitari dei prodotti tra paesi importatori ed esportatori”.
Come potete notare, la Regione siciliana è dotata di un Servizio Fitosanitario che è perfettamente in grado di valutare se un prodotto agricolo – in questo caso l’uva Italia – può essere esportato perché privo di residui di pesticidi dannosi per la salute umana.
La cosa assurda è che questo Servizio Fitosanitario della Regione funziona per i prodotti agricoli siciliani che debbono essere esportati, ma non funziona per controllare i prodotti agricoli che arrivano in Sicilia dal Canada, dal Nord Africa, dal Sud Africa, dall’Asia, dalla Cina e via continuando.
Questo Servizio Fitosanitario della Regione non si occupa di controllare i prodotti agricoli che arrivano in Sicilia dal resto del mondo non per responsabilità di chi vi lavora (cioè del personale), ma perché la politica siciliana non ha interesse a tutelare la salute dei siciliani. E infatti nella nostra Isola arrivano le schifezze da mezzo mondo.
Il caso del grano duro che arriva dal Canada pieno di glifosato e di micotossine è eclatante, visto che queste sostanze dannosissime per la nostra salute (e responsabili, a lungo andare, di malattie gravi) finiscono sotto forma di pasta, pane, pizze, semola, farine, biscotti, dolci e via continuando sulle nostre tavole.
Ma c’è la frutta estiva che arriva dall’Africa (Dio solo sa che pesticidi usano le multinazionali che si sono impossessate dei terreni dell’Africa, usufruendo di un costo del lavoro irrisorio rispetto ai costi del lavoro in agricoltura del nostro Paese); c’è l’ortofrutta cinese e asiatica (non vi raccontiamo cosa combinano i cinesi con la passata di pomodoro, perché sennò smettereste di utilizzare passata di pomodoro acquistata nei supermercati per i prossimi trent’anni…).
Questi prodotti agricoli che arrivano in Sicilia non solo sono senza controlli, non solo mettono a repentaglio la nostra salute, ma ammazzano la nostra agricoltura: succede con il grano duro siciliano (quest’anno il prezzo di questo prodotto è precipitato a 14 centesimi al chilogrammo: tenete conto che, per riprendere le spese gli agricoltori siciliani e, in generale, del Sud Italia, dovrebbero vendere un chilogramnmo di grano duro 24 centesimi); succede con gli ortaggi; succede con la frutta.
Una vergogna avallata dall’Unione Europea dell’Euro e da un dannosissimo Parlamento Europeo dal quale, per protesta la Sicilia – se fosse una Regione seria – dovrebbe ritirare la delegazione parlamentare. Unione Europea dell’Euro e Parlamento Europeo stanno distruggendo l’agricoltura del Sud Italia e, in particolare, l’agricoltura siciliana.
Aiutati – per ciò che riguarda la Sicilia – dall’attuale Governo della Regione: in particolare, dall’assessorato all’Agricoltura che tutela la salute dei canadesi e non fa nulla per tutelare la salute dei Siciliani!
Ultima ‘chicca’. Dovete sapere, cari lettori di Time Sicilia, che i produttori di uva Italia di Canicattì e di Mazzarrone (e di altri piccoli centri della nostra Isola) sono tra i più bravi al mondo. Forse non esageriamo a definirli i più bravi del mondo. E sapete perché? Perché, da sempre, utilizzano in modo rigoroso e scientifico i pesticidi.
L’uva da tavola biologica, senza pesticidi, è un sogno. Ammesso che si possa produrre, costerebbe una barca di soldi. Per l’uva da tavola, piaccia o no, bisogna utilizzare i pesticidi. Ma bisogna saperli utilizzare. Facendo in modo che non rimangano residui dannosi per la salute umana. E in questo gli agricoltori di Canicattì, di Mazzarrone e centri vicini sono bravissimi. Non a caso l’uva Italia di questi centri della Sicilia si esporta in mezzo mondo.
Sapete qual è il paradosso? Che, a parte nei centri di produzione, trovare l’uva Italia di Canicattì e Mazzarrone in Sicilia è difficile. Se non ci credete, fatevi un giro per i supermercati. Troverete – questo è proprio il periodo dell’uva da tavola – altre uve. Ma difficilmente troverete quella di Canicattì e Mazzarrone.
E allora che uva da tavola mangiano, in tanti casi, i Siciliani? Qui arriva il bello.
L’uva da tavola coltivata nel Nord Africa (Egitto, Tunisia, Marocco) – guarda che caso! – matura nel periodo in cui matura quella siciliana.
Provate a leggere da dove arriva l’uva da tavola nei supermercati: nella stragrande maggioranza dei casi non c’è alcuna informazione. Perché le multinazionali sono contrarie alla ‘tracciabilità’ (l’indicazione di provenienza di un prodotto agricolo e informazioni sulle tecniche agronomiche e sulle metodologie seguite per conservare i prodotti).
Quindi troverete uva da tavola senza alcuna indicazione sulla provenienza. Arriva dal Nord Africa? Com’è stata coltivata? Che pesticidi hanno utilizzato? Come è stata conservata?
Buon appetito!

fonte: http://timesicilia.it/

sabato 7 novembre 2015

Carne e cancro



Lo IARC, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha confermato ciò che si sospettava da anni: carni rosse e lavorate aumentano le probabilità di ammalarsi di cancro. Gli esperti raccomandano di assumerle con moderazione, ma facciamo chiarezza su alcuni punti importanti.


Che salumi e carni rosse fossero da limitare lo sapevamo da tempo: troppo sale e fonte di grassi saturi non fanno bene al nostro sistema cardiovascolare. Che fossero collegati ad alcuni tipi di tumore era noto soprattutto per la carne cotta alla griglia (per la formazione di alcune sostanze durante la cottura) e per i salumi. Ora lo IARC, Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha confermato quello che si sospettava: carne lavorata e carne rossa aumentano le probabilità di ammalarsi di cancro. Innanzitutto è bene sottolineare che i problemi per carne lavorata e carne rossa sono differenti e che non sono pericolose nello stesso modo di tabacco e amianto. Chiariamo alcuni aspetti importanti.

La carne lavorata è cancerogena?

Per carne lavorata si intende carne salata, essiccata, fermentata, affumicata, trattata con conservanti (nitrati e nitriti), ovvero quello che chiamiamo genericamente salumi. Per esempio wurstel, prosciutti, salsicce, carne in scatola o sotto sale, così come i preparati o i sughi a base di carne. Secondo lo IARC questi sono da catalogare tra gli agenti cancerogeni, quale causa di tumore del colon-retto. Il rischio aumenta al cresce del consumo quotidiano: una porzione da 50g di salumi, mangiata ogni giorno, aumenta il rischio del 18%.

La carne lavorata è pericolosa come tabacco e amianto?

Nel gruppo delle sostanze cancerogene per l’uomo, troviamo anche il fumo di tabacco e l’amianto, per esempio. Questo significa che il prosciutto è cancerogeno come le sigarette? No. La carne lavorata è stata classificata nella stessa categoria, ma questo non significa che sono pericolosi in ugual misura. Le classificazioni dello IARC considerano la forza dell’evidenza scientifica di una sostanza nel causare il cancro, ma non valutano il livello di rischio. Ogni anno nel mondo circa 34.000 morti di cancro sono attribuibili a una dieta ricca di carni lavorate e circa 50.000 sarebbero i decessi dovuti a un eccessivo consumo di carne rossa. Il tabacco è, invece, responsabile certo di circa un milione di morti registrate ogni anno nel mondo.

La carne rossa è altrettanto pericolosa?

Innanzitutto per carne rossa si intende quella di tutti i mammiferi: bovini (vitello e manzo), maiali, agnelli, montoni, pecore e cavalli. Questa non è stata classificata come cancerogena, ma comeprobabilmente cancerogena. Il rischio in questo caso è più difficile da stimare, ma gli studi stimano che il rischio del cancro al colon-retto può aumentare del 17% per ogni porzione da 100g consumata quotidianamente.

Si può quantificare il rischio di mangiare carni rosse?

I dati a disposizione non permettono di fornire una risposta. Gli scienziati dello IARC ribadiscono che l’incremento del rischio è piccolo, ma questo aumenta con il crescere delle quantità consumate. Le linee guida sull'alimentazione già consigliano di limitare il consumo di carne rossa e soprattutto i salumi della dieta. La nuova classificazione dello IARC rappresenta un invito ancora più forte a seguire queste raccomandazioni, così come a inserirle in un contesto più ampio fatto da una dieta ricca di frutta e verdura, nella quale siano presenti anche proteine vegetali (legumi), un consumo limitato di alcolici e  di sale. Il tutto accompagnato da uno stile di vita fisicamente attivo.

mercoledì 30 settembre 2015

Latte crudo o latte fresco?

Da qualche tempo si è nota la comparsa nelle città e nei comuni di piccole capannine nelle quali si può acquistare del latte sfuso. Ci si porta, da casa, la bottiglia (accuratamente pulita), o si compra al distributore una bottiglia che potrà essere riutilizzata. Si inseriscono le monete nella macchina , si riempie la bottiglia e dopo la si beve o la si porta a casa e i latte si può conservare per 3-4 giorni in frigo.
Questo strano fenomeno, dopo aver avuto un discreto successo oltreoceano, da un paio di anni è cominciato anche nel nostro paese e ora sta prendendo piede:
è la vendita del latte crudo al distributore, soprannominato da molti “il latte alla spina”.
E’ doveroso precisare che da questi distributori si ottiene del latte fresco, nel senso che è stato munto da poche ore.
Questo latte è “crudo”, cioè non ha subito trattamenti termici e viene venduto sfuso, è diverso dal latte “fresco” che si trova, già confezionato e sigillato, in commercio nei supermercati e nei negozi.
Questo ultimo ha subito un processo di pastorizzazione.

Differenze tra latte crudo e latte fresco

Il Latte Crudo

il latte “crudo” dei distributori è latte munto da poco tempo e comunque meno di 24 ore; proveniente da allevamenti, di qualità, accuratamente controllati dal punto di vista igienico e sanitario dalla competente Ausl: il latte viene solamente filtratorefrigerato rapidamente a una temperatura compresa fra 0 e 4° e conservato a questa temperatura.
I distributori di latte, anch’essi controllati dall’Ausl, vengono gestiti direttamente dall’azienda che produce il latte o da forme associate di produttori.
Si tratta di una forma di vendita diretta.

Il Latte Fresco

Il latte “fresco” può avere più di 24 ore dalla mungitura, subisce un trattamento termico industriale a una temperatura relativamente bassa, ma sufficiente a uccidere gli eventuali germi patogeni.
La distanza dal luogo di produzione e la catena commerciale possono essere molto lunghe.
Per intenderci meglio sulle differenze:
Tra questi due tipi di latte vi sono delle differenze anche dal punto di vista organolettico e della composizione. Il trattamento termico di pastorizzazione che da un lato distrugge gli eventuali microorganismi potenzialmente patogeni, dall’altro però abbassa il valore nutrizionale del latte distruggendo vitamine e degradando proteine.
In Particolare:
Il latte crudo
    contiene una flora batterica benefica,.vitamine, Enzimi come la fosfatasi, lisozima , proteine, grassi e sali minerali.
Il latte fresco
    a causa del processo termico di pastorizzazione modifica le sue caratteristiche in particolare ha una carica batterica molto bassa; i grassi sono più digeribili rispetto al latte crudo però di contro le vitamine presenti all’ origine sono in parte degradate, le proteine sono per circa il 40% denaturate e la caseina è meno digeribile.Alcuni enzimi come la fosfatasi vengono inattivati e molti sali minerali, in particolare di calcio e fosforo, assumono forme poco solubili e quindi assimilabili con difficoltà dall’ organismo umano.
    E’ evidente che si tratta di due prodotti diversi, ma che si sono trovati a essere contrapposti perché ci sono di mezzo gli interessi economici di due categorie:
    l’industria del latte e gli allevatori.

    I vantaggi della vendita diretta del latte

    La vendita diretta del latte ha una duplice convenienza economica in quanto assicura benefici sia ai produttori che ai consumatori. Il consumatore paga mediamente il 30% in meno che al negozio e al produttore viene riconosciuto un compenso almeno doppio rispetto al vendere il latte all’industria.
    Il maggior margine operativo sul venduto riconosciuto agli allevatori può contribuire a ridurre la ricerca dell’economia di scala per ridurre i costi di produzioni, con un conseguente, molto probabile decadimento della qualità del latte. La maggior parte dei distributori è ubicata al Nord Italia ma il fenomeno sta crescendo anche nel resto del paese.
    Una diatriba molto diffusa è quella sulla necessità della bollitura del latte crudo. La bollitura fa decadere le qualità nutritive più della pastorizzazione e paradossalmente la conservazione in frigorifero del latte bollito è meno sicura di quella del latte crudo.
    L’ ausl, oltre agli allevamenti, controlla spesso i distributori, il latte è di elevata qualità e può essere consumato così come prelevato, ma vanno seguite delle basilari norme di igiene, in particolare, la bottiglia vuota per il latte deve essere accuratamente pulita, meglio se sterilizzata, e deve essere rispettata la catena del freddo.
    Articolo scritto da Aldo Nardini di Agri.Bio Emilia Romagna .

lunedì 24 agosto 2015

Gli effetti del Biologico

“The organic effect”: ecco gli effetti del cibo biologico sul nostro organismo


Sin dagli anni ’80 Coop Svezia è stata pioniera per il biologico, aiutando gli agricoltori a passare alla coltivazione bio, favorendo l’accessibilità del cibo biologico per i consumatori e incitando la politica a favorire sempre di più la produzione di cibo biologico.
Lo studio ha preso come campione una famiglia composta da cinque persone, chiedendo ai diversi membri di cambiare la propria dieta e mangiare per due settimane, solo cibi bio. “Non compriamo mai prodotti biologici, perché costano di più e noi siamo una famiglia numerosa” ha spiegato la madre, Anette Palmbergs.
Le analisi delle urine fatte prima dell’esperimento rivelano, in tutti i membri della famiglia, la presenza di sostanze chimiche, in particolare, insetticidi, funghicidi e sostanze utilizzate per regolare la crescita delle piante. Dopo appena due settimane di dieta strettamente biologica, ripetendo lo stesso esame, i livelli di sostanze nelle urine diminuiscono notevolmente.
“Vogliamo – spiegano i responsabili di Coop Svezia – che la gente capisca perchè vale la pena di mangiare biologico, fa bene alla salute e all’ambiente. Lo studio ha dimostrato che mangiare cibo bio può riduorre i livelli di pesticidi nel corpo.
Quando la famiglia selezionata ha cambiato alimentazione, i livelli di pesticidi e il loro numero si sono ridotti, come risulta dai campioni biologici. Speriamo che questo studio e questo filmato possano incoraggiare la discussione e il confronto sui benefici del cibo biologico”.

Fonte: Informasalus
Tratto da: Morasta

giovedì 6 agosto 2015

Tutti i benefici del pomodoro




Pasta al sugo un po' più spesso, e insalata di pomodori anche tutti i giorni: aumentare il consumo di pomodori nella dieta non può che far bene alla salute, spiegano i ricercatori del National Center for Food Safety & Technology dell'Illinois Institute of Technology.

Calorie dei pomodori
I pomodori sono un frutto ricco d'acqua, vitamine e sali minerali, ma povero di calorie. Anche chi segue una dieta con restrizione calorica di solito può consumare pomodori senza problemi, dato che 100 grammi di pomodori freschiapportano soltanto 18 calorie. Approfittiamo dei pomodori feschi quando sono di stagione per arricchire la nostra alimentazione con questi preziosi ortaggi.
1) Benefici per il cuore
Il consumo di pomodori è correlato ad una diminuzione del rischio di incorrere in patologie cardiache pari al 29%. Il pomodoro, a patto che sia di provenienza biologica, è considerato come un vero e proprio farmaco naturale adatto per la prevenzione delle malattie che interessano il cuore, e non solo.
2) Contenuto di vitamina C
I pomodori sono ricchi di vitamina C, un elemento ritenuto fondamentale nel corretto funzionamento del nostro sistema immunitario, che il nostro organismo dovrebbe dunque assumere quotidianamente al fine di proteggersi dalle malattie. L'OMS indica che la quantità di vitamina C da assumere giornalmente debba essere pari a 45 mg. 100 gr di pomodori maturi ne contengono 25 mg, mentre 100 gr di conserva di pomodoro ne contiene 43 mg. (Fonte)
3) Contenuto di licopene
Il licopene, potente antiossidante, è considerato un alimento altamente protettivo per il nostro organismo nei confronti delle malattie degenerative legate ai processi di invecchiamento. Il licopene ci protegge da danni genetici e dalle conseguenti malattie. Il contenuto di licopene nei pomodori e pari a11mg/100 g nella polpa ed a 54 mg/100 g nella buccia. (Fonte )
4) Proprietà anticancro
I nutrienti fondamentali contenuti nei pomodori, compreso il sopraccitato licopene, conferiscono ad essi delle comprovate proprietà preventive nei confronti del cancro, con particolare riferimento ai tumori che colpiscono il colon e la prostata.
5) Proprietà dimagranti
Il consumo dei pomodori può essere considerato adatto a tutti coloro che necessitino di intraprendere una dieta dimagrante. Pare infatti che essi contribuiscano ad aiutare l'organismo nella perdita di peso. Ciò avverrebbe poiché i pomodori sarebbero in grado di stimolare la produzione dell'aminoacido carnicina, utilizzato dall'organismo per trasformare i lipidi in energia.
6) Prevenzione dell'osteoporosi
A parere di alcuni esperti una carenza di licopene nel periodo della menopausasarebbe in grado di favorire la comparsa dell'osteoporosi. E' bene dunque consumare alimenti ricchi di licopene ad ogni età a scopo preventivo (salvo particolari controindicazioni individuali). Oltre che nei pomodori, il licopene è contenuto in alimenti come angurie, cachi e pompelmi.
7) Controllo del colesterolo
I pomodori sono considerati come alimenti in grado di aiutare l'organismo a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue. Il loro consumo è dunque ritenuto adatto per coloro che abbiano questa necessità. Altri alimenti in grado di contribuire all'abbassamento del colesterolo sono l'avena e gli spinaci.
8) Protezione della vista
I pomodori sono benefici per gli occhi e per la vista, che sono in grado di proteggere per via del loro contenuto di betacarotene e luteina, in grado di ripararli dalle malattie degenerative. Broccoli, melanzane, zucche e zucchine sono altri alimenti particolarmente consigliati per la protezione degli occhi e delle capacità visive.
9) Proprietà digestive
I pomodori sono in grado di favorire il buon funzionamento dell'intestino per via del loro contenuto di fibre vegetali, come l'emicellulosa e la cellulosa, che sono particolarmente presenti nella sua buccia. Per questo il consumo di pomodori viene spesso consigliato a coloro che soffrono di stitichezza e intestino pigro.
10) Proprietà diuretiche
Per via del suo elevato contenuto di acqua, il pomodoro è in grado di stimolare la diuresi soprattutto se è consumato fresco e crudo, senza l'aggiunta di sale. Altri alimenti tipici dell'estate in grado di favorire la purificazione dell'organismo tramite l'eliminazione dei liquidi in eccesso sono angurie, meloni e cetrioli.



Fonte
http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/8374-pomodori-calorie-benefici

mercoledì 2 aprile 2014